mercoledì 6 marzo 2013

Sento il suo corpo sdraiato accanto a me , nonostante nessuna parte di noi si tocchi.

Stiamo l'uno accanto all'altra.
Io sono l'altra.

Dovrebbe essere lui, l'altro, ed io l'una.
Ma io, ai miei occhi, sono sempre stata l'altra. Ed in ogni caso non sono mai stata una, mi sono sempre contata almeno fino a due.
Anche se tutti dicono si dovrebbe contare fino a dieci, ma poi sarebbe solo folla.


Sento l'insicurezza attraversargli ogni singolo frammento di corpo, rimane teso accanto a me, immobile ed in ascolto.
Immobilizza anche me, ha la stessa sacralità delle cattedrali, aperte ad ogni turista e ad ogni bestemmia, ma così impenetrabili nella loro lontananza da qualsiasi tempo che solo un cuore illeso che sappia credere in qualcosa può meritarne il fascino.

A me il cuore fa male adesso, non credo sia illeso,
magari più tardi forse lo sarà, magari dopo un caffè, magari fammi dormire un po'...


Mi sento la bocca sigillata da una stanchezza strana e vorrei che non ci fosse bisogno di parlare, vorrei che capisse che con me è al sicuro, che sto solo pensando per non fare altro, che non c'è bisogno di essere così tesi, non potrei fargli nulla...

Si gira di botto, ferma il liquido caldo e vischioso di pensieri che mi scorre sotto le orbite degli occhi 
e mi guarda.

Non mi fissa, il suo sguardo accoglie quel flusso e adesso sa cosa mi invischia gli occhi.

Il suo corpo si scioglie, lo sento sciogliersi anche nei miei occhi.
Si lascia accogliere dai rifugi segreti che il mio corpo sa offrirgli, complice.
Spalle ossute si alleano con il collo e le braccia per rendersi morbide.

Si scioglie anche dal mio abbraccio, mi sorride e si allontana "vado a farti il caffè".

1 commento:

cooksappe ha detto...

succede!