domenica 19 dicembre 2010

Anche se mi dava fastidio la sua presenza, quando lasciò la stanza mi ritornò il sapore acido della solitudine a cui ero talmente abituata da non sentirlo più.
Rimasi ferma ad assaporarlo come fosse il miglior tè che avessi mai bevuto, fissando il fuoco che bruciava ogni singola fibra di legno, tremendamente confortante.
Amo il rumore del fuoco che consuma ogni cosa, scoppiettando e mi ci avvicinai, avevo freddo e quel calore passivo non mi bastava più.
Volevo fare parte anche io di quel rumore, di quella luce, annullarmi in quel calore sfavillante, anche solo per un attimo.
Il mio maglione, la mia pelle, io, prendevamo quel calore, lentamente, filo per filo, fibra per fibra.
Il conforto che quel momento mi donava distruggeva tutto, lentamente ma inesorabilmente, il legno, me stessa e il posto in cui vivevo ma stavo bene.

Nessun commento: