lunedì 1 giugno 2009

et in cenerem reventis

La tua identità era integra che tu sorridessi o che tu stessi male.
Persino quando hai avuto paura.
Ma adesso hai lo stesso odore di tutti gli altri, sottoterra.
E avrai anche la stessa consistenza, lo stesso colore.
Come disegni fatti male e poi scarabocchiati.
E di tutta la fatica che hai dovuto fare per tracciare i contorni di te stesso non ne sarà valso nient'altro che una manciata di terra e ricordi altrui.
E so per certo che una carogna al lato della strada non è per niente facile da scavalcare.
Non basta tappare gli occhi e volgere il naso altrove.
La paura resta, quella di aver visto ciò che il pudore di un uomo vivo non dovrebbe vedere, come osa la morte godere del sole?
Nascondiamo in fretta il nostro macero sottoterra, proteggendo il ricordo di pelli candide e capelli fluenti.
La chiamano degna sepoltura.
Non possiamo mica amare scheletri con vermi al posto del cuore.
La chiamano forma di rispetto.
Per la morte o per noi?

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